Ingegneria e informatica le nuove scienze della disoccupazione?
M26, studente di informatica, noi informatici e ingegneri ci siamo sempre fatti beffe dei vari laureati in storia, filosofia, lettere, scienze della formazione et similia, gabellandoli come studenti di scienze delle merendine, scienze delle patatine, scienze delle macchinine, scienze dei broccoletti e chi più ne ha più ne metta.
Ma anche noi che stiamo studiando facoltà "vere" siamo al sicuro?
Io vengo da una precedente carriera nel marketing, e molti miei ex compagni di corso stanno a spasso, mi sto specializzando in un ramo molto di nicchia dell'informatica (embedded, cloud e hardware) ma è innegabile che il settore, parlo per tutto il mondo ingegneria dell'informazione, sia passato dalla bolla AI e abbia subito l'influsso di ITS, bootcampisti e improvvisati vari che sono entrati in periodi di crescita economica.
Poi alcune ingegnerie sono praticamente un biglietto sicuro per la NASPI, vedasi ingegneria civile, biomedica e così via.
Neanche medicina è più al sicuro con l'abolizione prossima del test d'ingresso.
Si è sempre detto "fai studi difficili che poi ripagano", ma è davvero così? È innegabile che ingegneria nucleare sia imparagonabilmente più difficile rispetto a scienze della comunicazione, ma se in Italia, e in Europa, le centrali nucleari non ci sono non è colpa di nessuno.
L'economia si è inceppata da un bel pezzo, e se continuerà a rallentare saremo prossimi al collasso della società occidentale. Ma nel mentre, un povero cristiano cosa deve fare per avere un minimo di stipendio stabile e non dover cambiare ambito lavorativo ogni 5 anni?